Le fate nell'antichità

Le fate sono presenti nella mitologia e nei racconti di quasi tutte le epoche e culture.

Variano per forme e attributi quanto la Natura stessa: gentili ed eteree, splendide creature di luce, terrificanti e oscure forme di vita dagli occhi incandescenti come il carbone, fanciulle dai capelli dorati, streghe vecchie e rugose, ombre nell’erba, fruscii di foglie quando non spira il vento, il riflesso della luce del sole o della luna nell’acqua.

 

L’eredità moderna

 

Nei tempi antichi si riteneva che le fate buone fossero degli esseri invisibili che partecipavano alla vita di famiglia. Quando tutti si addormentavano, le fate lavoravano nella fattorie, al telaio o nelle botteghe. Ci si ingraziava i loro favori con delle offerte e le si pregava per ricevere conforto e fortuna. Gli spiriti  maligni erano, invece, ritenuti responsabili del fallimento dei raccolti e delle malattie, o della morte degli animali. Piuttosto che attribuire tali disgrazie al destino o all’inefficienza umana, si preferiva fare malie e incantesimi per allontanare gli spiriti.

 

La credenza negli esseri fatati inizio a scemare in molte parti del mondo occidentale dalla fine del XVII secolo in poi, con l’instaurarsi dell’Età della Ragione e della diffusione delle teorie del darwinismo, per non parlare della concentrazione urbana dovuta all’industrializzazione del XIX secolo. In un ambiente sempre più lontano dalla Natura, finirono col diventare personaggi romanzati, impersonali, protagonisti dell’universo infantile o di uno stucchevole sentimentalismo.

 

Nelle campagne, dove l’influenza dei Celti è rimasta molto forte, il piccolo popolo non cessò però mai d’esistere. Perfino oggi, in Irlanda sono poche le persone che si azzardano a costruire la loro casa sui sentieri delle fate (le ley lines, linee che collegano le antiche fortezze costruite in cima alle colline), mentre sono ancora molte quelle che, di notte, lasciano fuori dalla porta di casa latte o whisky per il piccolo popolo.

 

Nel 1918 il caso delle fate di Cottingley (divenuto nel 1997 il soggetto di un famoso film: Fairy Tale, a True Story) ridestò l’interesse pubblico verso gli spiriti, in un’epoca in cui l’enorme numero di morti causati dalla Prima guerra mondiale faceva crescere a dismisura il bisogno di credere nella vita dopo la morte e nella forza del Bene contro quella del Male. Sebbene, come avrò modo di spiegare nel Capitolo III, quasi tutte le fotografie delle fate di Cottingley furono screditate, Frances, la più giovane delle due bambine coinvolte nel caso, insistette fino alla sua morte che una foto era autentica e che le altre erano state contraffatte solo per provare agli scettici che nella valle le fate c’erano davvero.

 

Oggi all’inizio del XXI secolo, il nostro pianeta ha subìto così tanti danni con l’inquinamento, la distruzione dello strato di ozono e la deforestazione, che gli spiriti naturali entrano di nuovo nella nostra coscienza sotto forma di simboli, a rappresentare l’esigenza di riconoscere la sacralità e la spiritualità della Terra e la necessità di lavorare con, e non contro, le forze naturali.

 

Una tradizione wicca, nota come il Sentiero fatato, diffusa soprattutto in America, considera la gioia e la spontaneità tipiche del regno fatato come il punto da cui partire per collegarci al nostro mondo magico interiore. La Wicca è una delle principali forme di stregoneria moderna che riconosce entrambe le forme della Dea e del Dio, dando particolare enfasi al principio del divino femminino. Nelle terre dove la bellezza della Natura è ancora incontaminata, la credenza nelle fate è tuttora molto diffusa. L’Islanda copre un’area di circa 104.000 chilometri quadrati, ma ha una popolazione di appena 275.000 abitanti, la maggior parte dei quali vive sulla costa. La nazione è all’avanguardia nel campo della tecnologia e conta più connessioni internet nelle case di qualsiasi altra zona del mondo. Eppure, qui si crede ancora all’esistenza di folletti, nani, troll, fate di luce e di tutto il popolo invisibile che abita le montagne.

Mentre scrivo, ad esempio, gli appaltatori per la costruzione delle strade hanno deciso di trasferire, invece che distruggere, un alto masso grigio e frastagliato, noto come Grasteinn. Si dice che sia proprietà dei nani, ma ostacola l’ampliamento di un’autostrada che conduce alle periferie di Reykjavik.

 

 

Viktor A. Ingolfsson, uno dei portavoce della società stradale, ha commentato: “Quando i nativi americani protestano contro la costruzione di strade su loro antichi sepolcri, gli Stati Uniti stanno ad ascoltare. Qui è lo stesso. Ci sono persone che credono nell’esistenza degli elfi e noi non vogliamo prenderci gioco di loro”.  Magnus H. Skarphedinsson, che insegna tradizioni popolari, racconta che durante lavori di questo tipo “se si ignorano le esigenze del popolo nascosto, il costo della costruzione può raddoppiare se non triplicare.

Inoltre,  tutto inizia ad andare storto; gli operai si ammalano e i macchinari non funzionano più”. 

Le Fate esistono davvero?

 

Gli scienziati e i razionalisti non credono all’esistenza di creature che volteggiano attorno alle botteghe degli artigiani sotto forma di raggi di luce, dalle forme cangianti simili a farfalle. Nessuno è mai riuscito ad immobilizzarle abbastanza a lungo per poterle misurare o analizzare, o per interrogarle sul perché prediligano le ghiande e gli animali mortali.

Il credere a un universo parallelo, che può esistere indipendentemente da noi pur occupando il nostro stesso spazio, è in antitesi all’idea che noi esseri umani siamo l’unica forma di vita senziente dell’Universo. È anche vero che capita raramente ai viandanti del mondo moderno di attraversare le brughiere desolate alla sola luce di una lanterna, o di dormire  sotto le stesse avendo come rifugio antiche pietre o boschi; d’altro canto, nessuna fata che si rispetti si attarderebbe di notte alla metropolitana o nelle stazioni di servizio illuminate dal neon.

 

I bambini, invece, sono in grado di vedere le fate perfino nei centri urbani e, grazie alla loro vista di tipo psichico, le popolazioni insegnano agli abitanti delle città a vedere gli spiriti delle pietre, dei fiori e degli alberi. Nonostante i progressi fatti dalla scienza, infatti, non conosciamo ancora tutto del nostro mondo. Ogni giorno vengono scoperte nuove specie di esseri viventi le cui caratteristiche sfidano la nostra più fervida immaginazione, mentre se ne rinvengono altre che pensavamo fossero estinte e che invece hanno continuato a fiorire in alcune foreste lontane, senza che sia stato necessario l’intervento di esperti. Mentre scrivo, ad esempio, il Times del 19 agosto 2000 riporta la notizia che in Brasile è riapparsa una tribù indiana dell’Amazzonia che si pensava scomparsa dal 1920: nel Parco Nazionale della Serra do Divisor sono stati ritrovati 250 discendenti naua.

 

Fino al tardo 1700 in Francia, esattamente nella nebbiosa Ile de Sène che si trova in Bretagna al largo della cosata di Finistèrre, vivevano delle vere e proprie fate sotto forma di druide vestite di bianco. Altre terre isolate, come la Cornovaglia, l’Irlanda, il Galles e ampie zone della Scandinavia, sono tagliate fuori dal resto del mondo per centinaia di anni fin quando, tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo, sono state costruite strade e ferrovie.

Leggende locali che risalgono a epoche precedenti, narrano di antichi ordini di sacerdoti e sacerdotesse che, in una tradizione mai infranta e risalente a tempi pre-celtici, erano soliti recarsi presso le fontane e i boschetti, noti come “rifugi delle fate”, avvolti nel manto della notte. Lì, accettavano offerte di cibo e provviste, mentre officiavano rituali segreti e di guarigione per la popolazione del luogo.

 

È passato solo poco tempo da quando la gente comune ha smesso di celebrare nelle foreste o sulla cima delle colline le feste di fuochi di Beltane o Walpurgisnacht (alla Vigilia di maggio), di Laughnassadh (ai primi di agosto) e di Samhain (ad Halloween). Perfino in città come San Francesco, le associazioni pagane vanno ristabilendo queste antiche tradizioni con celebrazioni alle quali tutta la comunità è ben accolta.

Queste feste dei fuochi risalgono ai tempi dei Celti, se non prima, e sono stagionali, ovvero legate ai cicli dei raccolti e a quelli del mondo animale.

Beltane segnava l’inizio dell’estate celtica ed era la festa della fertilità, durante la quale le giovani facevano l’amore nei campi per aumentare simbolicamente la fecondità degli esseri umani, del bestiame e del grano.

Lunghnassadh sanciva il momento del primo raccolto del granom durante il quale l’ultimo covone serviva a rappresentare il dio del grano, che offriva di buon grado la sua vita affinché il suo corpo sepolto potesse portare nuova vita.

Samhain segnava l’inizio dell’anno e dell’inverno celtici, durante il quale il bestiame veniva purificato e poi chiuso nei fienili, o macellato per le provviste dell’inverno. Questo era anche il momento in cui le famiglie ritornavano dai campi e i parenti defunti erano invitati a condividere il calore del loro focolare.

 

È interessante notare come i racconti degli incontri degli extraterrestri mostrino delle straordinarie affinità con le storie medievali sui rapimenti avvenuti per mano delle fate. Molti degli alieni meno benevoli somigliano, infatti, moltissimo ai goblin e agli gnomi.

È stata addotta più di un interpretazione per spiegare l’esistenza delle fate.

Diverse tipologie particolarmente note, come le fate dei fiori dei giardini di campagna, i selvaggi kelpy dell’acqua dei laghi scozzesi e i djinn dei deserti riflettono le caratteristiche dell’ambiente in cui vivono e da cui, forse, traggono forza. Tutte le spiegazioni avanzate ci portano comunque a pensare che esista una forza spirituale percepibile nei luoghi di bellezza naturale. Alcuni esseri fatati potrebbero essere remi scienze di popolazioni di bassa statura che adoravano la dea e che si estinsero, o furono assorbite, da una razza conquistatrice; mentre altri potrebbero rappresentare gli spiriti di divinità pagane dimenticate e trasformate in esseri leggendari e opalescenti simili agli angeli che, nel folklore popolare, hanno finito col presiedere al tempo del raccolto.

 

Le leggende sulle fate e i racconti di avvistamenti nei pressi delle ley lines e dei siti sacri suggeriscono che questi luoghi speciali conferiscano potere alle forze astratte, la cui essenza si riflette nelle diverse epoche e culture. Esempi di ciò sono le dame bianche dei laghi e delle fontane, le fate delle corti medievali, le evanescenti spose fatte di muschio che abitano i boschi, e i seriosi nani di Germania dalla barba grigia, abili nel fiutare i metalli magici.

Le ley lines sono linee di energia psichica sotterranee che scorrono in tutto il modo collegando siti sacri che furono costruiti lì  dove il potere della terra era particolarmente forte.

Le earth lights (luci telluriche, N.d.T). e le fairy lights (luci delle fate, N.d.T.) sono più comuni nei luoghi in cui si concentra l’energia della Natura e le spiegazioni fornite dai geologi a tali fenomeni gettano luce sono su una parte della realtà.

 

 

(Tratto da: "Fate e creature magiche, la chiave del mondo segreto" – Cassandra Eason).