L’origine della malattia ovvero “cosa ti dice il male” – Metamedicina

“Se dei malato, scopri prima di tutto che cos’hai fatto per diventarlo”

                                                                                                                                                                                         -  Ippocrate

 

Nessuna manifestazione di disarmonia a cui possiamo dare il nome di dolore, malattia, intorpidimento, tumefazione, incistamento, emorragia, psicosi o quello che  vogliamo, è priva di una ragione; ogni manifestazione ha una o più cause che l’hanno originata, sebbene le origini possano essere molto diverse.

 

LA CAUSA PUÒ ESSERE DI BREVE DURATA

 

Quando la causa è temporanea, assistiamo a un malessere passeggero; qualsiasi forma di eccesso, come una sovraesposizione al sole, un abuso di cibo o alcol, mancanza di sonno, sforzi fisici eccessivi, può dar luogo a indisposizioni che scompariranno nei giorni seguenti la fine di tale eccesso.

 

Questa temporanea disarmonia può essere fisica quanto psichica, ovvero può derivare da pensieri, sentimenti o emozioni. Per esempio una collera “inghiottita” o espressa con furia può dare luogo al mal di gola.

Molti credono che siano gli antibiotici a guarire questo disturbo, mentre in realtà già stavano guarendo nel momento in cui hanno incominciato la  cura.

 

Le cause temporanee danno solo raramente origine a un’amplificazione o a un’evoluzione secondaria, a meno che non vengano vissute con forte intensità, ad esempio perché erano inattese (come l’annuncio del decesso di una persona cara, per un incidente o per suicidio; un licenziamento, in’infedeltà coniugale, perdere la casa in un incendio, una prognosi medica infausta, un litigio in famiglia con minaccia di separazione, eccetera).

 

Quando una persona viene turbata da un’emozione tanto intensa, questo può generare gravi manifestazioni di disarmonia nell’organismo; l’evolversi del disturbo, però, sarà determinato dalla soluzione messa in atto per quella situazione destabilizzante.

 

Se l’emozione viene repressa, taciuta o tenuta segreta, prima o poi si manifesterà con un grave disordine organico (quale un cancro, la sclerosi, il diabete, eccetera) oppure psicologico (sotto forma di nevrosi, psicosi, depressione nervosa, eccetera).

 

 

Se l’emozione è vissuta intensamente ma poi è gestita bene (ovvero la persona accetta la situazione, comprende che dall’evento c’è qualcosa da imparare e ne trae una conclusione favorevole, o trovala soluzione che la libera dallo stress), la manifestazione della disarmonia creata viene a cessare; l’organismo attiva allora le funzioni di ripresa. Ecco perché l’auto-guarigione sta nel riconoscere le cause della sofferenza, trovare la soluzione che pone rimedio alle cause e, in ultimo, aiutare il corpo a riprendersi. 

 

LA CAUSA PUÒ  ESSERE INTERMITTENTE,

O PRESENTARSI OCCASIONALMENTE

 

C’era un tale che si ammalava ogni volta che tornava da sua madre, la quale ancora viveva nella casa della sua infanzia. Il solo fatto di ritrovarsi in quel luogo, richiamava a sua insaputa tristi ricordi del passato, che lo disturbavano.

 

Un altro soffriva di raffreddore da fieno tutte le volte che tornava l’estate: costui abitava in un appartamento nel centro  di una grande città e, d’estate, quel luogo gli diventava insopportabile per la calura soffocante; avrebbe tanto voluto essere in campagna, che gli ricordava le estati della sua infanzia.

 

Una parrucchiera affetta dallo stesso disturbo non riusciva a capire quale fosse l’origine di questa allergia, che la tormentava da pochi anni soltanto; lavorava in un negozio situato in un centro commerciale; illuminato da luci al neon; al ritorno dell’estate avrebbe tanto voluto godersi il sole, invece di lavorare tutto il giorno senza la luce solare.

 

 

Quasi tutte le allergie sono collegate:               

-          a una situazione che non si accetta;

-          oppure a un elemento che risveglia uno o più ricordi tristi o che non vogliamo.                      

Un giorno una lettrice mi scrisse per farmi sapere come si era liberata di un’allergia agli occhi che nessuna medicina era riuscita a eliminare; usando le chiavi offerte dalla Metamedicina, si era chiesta se ci fosse qualcosa di inaccettabile per lei fra quello che vedeva, e aveva preso coscienza di come la turbassero i trucioli che il marito lasciasse sempre sul prato, in giardino, dopo essersi dedicato al bricolage; ne parlo con lui ed egli le disse:

“Se sono questi trucioli a disturbarti, li metterò via”.

Detto fatto, l’allergia agli occhi scomparve del tutto.

 

 

Un ragazzo soffriva di un’allergia al pelo del cane, eppure adorava i cani. Quell’allergia era collegata a un triste ricordo: per anni aveva avuto un cane a cui era stato particolarmente affezionato, e quando i genitori si erano separati il cane era stato ucciso perché nessuno dei due poteva tenerlo nel suo nuovo luogo di residenza. Ogni volta che il ragazzo vedeva un cane, dunque, tornava a galla la tristezza per la perdita del suo compagno e contemporaneamente  per la separazione dei genitori, manifestandosi con starnuti e lacrimazioni; è ciò che può essere chiamato “fenomeno di risonanza”.

 

LA MALATTIA PUÒ RISULTARE DA UN INSIEME

DI EMOZIONI ACCUMULATE

 

Quando la malattia si manifesta, accade che la persona che ne è colpita sia alquanto sorpresa: nella sua vita non c’è stato nessun evento importante, nessun trauma emotivo; si solito si tratta infatti di un eccesso, della classica goccia che fa traboccare il vaso.

 

Fernando viene da me dopo aver saputo di avere un cancro ai polmoni. Circa sette mesi prima che il cancro facesse la sua comparsa, gli avevano diagnosticato un cancro ai bronchi. Risalgo insieme a lui alle emozioni che ha potuto vivere prima della comparsa del cancro ai bronchi, ed egli mi dice che non è accaduto niente di speciale, tranne, forse, un evento che non gli pare per niente legato al cancro.

 

Fernando conviveva per la seconda volta con una donna; poco prima del comparire del cancro ai bronchi, aveva condiviso con lei il desiderio di comprarsi una macchina a quattro ruote motrici, ma la donna si era opposta così tanto che lui aveva abbandonato quel progetto. Aveva represso quel dispiacere, e inoltre la cosa gli aveva procurato un senso di scoraggiamento che si sarebbe potuto riassumere così: “Io, le mie idee e i miei desideri non contiamo mai”.

 

Da bambino, Fernando aveva avuto molta paura di sua madre: per evitare rimproveri e sberle aveva adottato un profilo sottomesso, soffocando i propri bisogni e i propri desideri per non farle dispiacere. Poi si era sposato una prima volta con una donna a immagine e somiglianza di sua madre, che esercitava su di lui un tale controllo che egli si sentiva soffocare; ci ci era voluto molto coraggio per interrompere quella relazione. Aveva vissuto diversi anni da solo, convinto che il fatto di aver lasciato quella donna avesse risolto tutti i suoi problemi. Poi aveva incontrato quella che sarebbe diventata la sua seconda moglie.

 

All’inizio era andato tutto benissimo, ma il suo atteggiamento sottomesso, collegato al bisogno di compiacerla, aveva finito, ancora una volta, per affidare alla donna il controllo di tutto. Gradualmente Fernando si era sentito sempre più soffocare, di nuovo, ma rifiutava di ammetterlo perché non voleva vivere un’altra separazione. L’evento che aveva riguardato l’acquisto della macchina a quattro ruote motrici era stato solo la goccia scatenante di una serie di emozioni lasciate in sospeso, legate all’impressione di non poter esistere di per sé in un ambiente affettivo, il che spiegava il cancro ai bronchi.

 

 

L’evoluzione di questa affezione in cancro al polmone era la conseguenza di un profondo scoramento, peraltro negato: interiormente Fernando pensava che non sarebbe mai riuscito ad essere amato per se stesso, pensiero che gli toglieva il gusto di vivere. Per guarire, bisognava che Fernando abbandonasse questo atteggiamento di sottomissione, alimentato dalla paura di non piacere; bisognava insegnargli a esprimersi, bisognava che smettesse di rimuovere ciò che gli causava dispiacere, delusione e frustrazione; bisognava anche che smettesse di aspettare l’approvazione altrui, e che incominciasse a stare in piedi con le sue gambe, sentendosi al pari degli altri, nel suo ambiente familiare e affettivo. Fu proprio quello che fece e, con gran sorpresa del suo medico curante guarì.

 

LA MALATTIA DI UNA PERSONA PUÒ  ESPRIMERE:

“NON VEDETE CHE SOFFRO?”

 

Era questo il caso di Paola: era la prima in una famiglia numerosa; quando lei aveva dodici anni la mamma era morta di febbre puerperale in seguito a un parto, e a Paola era toccato il ruolo di madre con tutti i fratelli e le sorelle più piccoli. Tutti facevano appello a lei anche per un nonnulla, e lei era cresciuta al servizio degli altri, senza poter contare a sua volta su nessuno, senza nessuno a cui poter raccontare le sue preoccupazioni.

 

 

Paola reprimeva il proprio dolore perché doveva consolare gli altri, sicché tutti pensavano che per lei andasse tutto bene; ma un giorno questo accumulo di dolore represso tornò in superficie: dal momento che Paola non aveva mai imparato a chiedere ad altri di accoglierla con tutto il dolore di cui era portatrice, la sua malattia esprimeva:

“Ma insomma, rendetevi conto che soffro anch’io, che ho bisogno di aiuto”.

 

(Estratto da "Metamedicina" - Claudia Rainville)